E’ strano parlare di amore e ancor più di sesso nei tempi antichi.
Eppure,soprattutto ai tempi dei romani, l’argomento era di importanza fondamentale.
Bisogna prima di tutto evidenziare come è nata Roma: tutti lo sanno:la disputa tra Romolo e Remo con la vittoria del primo (che sarà il primo Re della città eterna). Ma come è nato costui? Egli nacque da una violenza sessuale subita da Rea Silva da parte del dio Marte. Viene evidenziato quindi l’aspetto violento dell’amore, il che non è un caso, essendo la virilità la massima virtù per i romani. Fin da giovani venivano infatti educati a essere dei dominatori in tutti gli ambiti, dalla politica al sesso.
Ma non vi è solo la violenza tra gli aspetti da evidenziare:di notevole interesse è la poetica del vanto. Il vanto era visto come un dominio del maschio più virile su quello più debole, un po’ come nel mondo animale. Vi era addirittura una divinità simbolo della fertilità per i romani: il Dio dal grande membro Priapo. Ad egli era persino dedicata una festività, i Carmina Priapea.
Il concetto dell’amore veniva visto anche in chiave omosessuale: nel Satyricon (opera principale di Petronio) il protagonista è invischiato in un triplice legame, anche con un uomo; nella storia interviene anche Priapo.
Non solo, spesso nelle vie di Roma (come nelle moderne città) vi erano graffiti e incisioni a sfondo prettamente sessuale di grande oscenità. Tante leggende venivano raccontate intorno al fuoco, soprattutto quelle dove membri maschili uscivano dal focolare per ingravidare le fanciulle. Per raggiungere i lupanari (gli antichi bordelli) c’erano delle frecce a forma di pene lungo la strada che indicavano il percorso (famose quelle di Pompei).
Per i romani addirittura vi erano tre tipi di bacio: osculum, basium e savium. Il primo era riservato ai figli, il secondo alle mogli e il terzo alle prostitute.
Differente era invece l’amore coniugale: la figura principale era quella dell’uomo, denominato pater familias che aveva pieni poteri nella coppia. Inoltre una donna romana può essere ceduta dal padre al marito già a 12 anni. Per la donna era fondamentale non macchiarsi di adulterio: Nella Roma arcaica esso era considerato reato solo se veniva commesso dalla donna, e veniva punito in modo più severo della vicina Grecia. Era addirittura prevista la pena di morte se il pater familias lo riteneva necessario
Va comunque sottolineato che nell’antica Roma c’era un notevole tolleranza per le relazioni sessuali con prostitute: un rimedio che lo stesso Cicerone consigliava affinché i giovani non cercassero di “godersi le mogli degli altri”. Naturalmente si pretendeva che le ragazze arrivassero vergini al matrimonio. La matrona (la moglie di casa) non ha difficoltà ad accettare le relazioni del marito con schiave o donne non rispettabili. Secondo quanto riferisce Svetonio, era la stessa moglie che forniva ad Augusto donne del genere.
Nonostante tutto il sesso era alla base di molte opere di scrittori e poeti dell’epoca, forse i romani avevano ragione nel porsi cosi davanti a un argomento che racchiude in se concetti fondamentali come l’amore e la fecondazione, per noi spesso considerati tabù. Viene riportata sotto un pezzo del famoso Carme di Catullo per l’amata Lesbia:
“Tu dammi mille baci, e quindi cento,
poi dammene altri mille, e quindi cento,
quindi mille continui, e quindi cento.
E quando poi saranno mille e mille,
nasconderemo il loro vero numero,
che non getti il malocchio l’invidioso
per un numero di baci così alto.”
-M.G