Chi ricorda quando si girava ancora la rotella?
Quasi tutti abbiamo seguito un rituale che cominciava o dal tabaccaio o negli appositi negozi (ma a volte perfino in salumieria).
La scelta più comune era caratterizzata da un numero:12,24 o 36.
C’è da dire che le premesse per cui tutto ciò accadesse erano di solito eventi prestabiliti, anche se spesso prevaleva la voglia di immortalare la vita quotidiana nella sua naturalezza.
Oddio non credo che ancora non abbiate capito! Per i meno intuitivi, stiamo parlando del buon vecchio “rullino”.
Si quello li, quello dei tempi in cui si girava la rotella finché non si bloccava.
I tempi del vero “click”, non di quello riprodotto da un suono preimpostato sul vostro apparecchio.
Indimenticabili la prima o le prime due foto, che erano sempre quelle per provare e avviare il rullino, in cui poi apparivano mattonelle del pavimento o espressioni spastiche dei volti, cesti di frutta o cani fuggenti.
Ogni foto veniva ponderata e resa ricca di valore, non erano ammessi sprechi.
Non erano concesse foto ai piatti di pasta o ai propri seni quasi scoperti di fronte allo specchio della sala da bagno.
E c’era lo stupendo rischio dell’imperfezione, non si sentiva mai il classico deficiente del gruppo “rifacciamola che sono venuto male”.
Era anche bello venire male e farsi una risata!
Si richiamavano meno pose, i bambini guardavano l’uccellino, e gli adulti dicevano “cheese” (penso che molti siano ancora convinti che stessero dicendo Ciiiis).
Si ritraevano tavolate in cui la gente non guardava sincronicamente allo stesso punto, ma era impegnata in conversazioni, consumare il pasto, bere del vino, ridere, litigare. Ed era bellissimo riguardare le foto e ricordare anche ciò che si stava pensando in quel momento!
E gli album fotografici?
Fermatevi un attimo e pensate a dove cade la vostra preferenza:album cartaceo, o passare il dito sullo schermo del telefonino?
Come se quella carta avesse un’anima, come se parlasse e ci raccontasse ad un solo sguardo tutto quel che successe 10 minuti prima e 10 minuti dopo quel click.
Quegli album sembrano quasi animati, quelli virtuali ci fan sembrare animali imbalsamati.
Maestro di tutti gli album : quello dei matrimoni.
Quello addirittura c’ha il suo profumo, ma anche vari volendo, un mix tra la rilegatura in pelle e la carta velina che separa le pagine. Penso che tutti voi abbiate quell’odore ben definito nei vostri ricordi, è unico!
Nei vecchi album possiamo ancora trovare anche le foto con qualche errore, qualcuno girato malamente durante la posa di gruppo, ed è stupendo giocare ad “Indovina Chi?” con i cugini e amici di famiglia.
Non parliamo delle foto in bianco e nero, o dell’affascinante color seppia, sospiro nel pensarci, tutta la mia infanzia è fotografata su quelle trame e non riesco ad immaginarla a colori, probabilmente perché non voglio.
E no, non dite che i filtri di instagram fanno lo stesso effetto!
Era entusiasmante il periodo di attesa per lo sviluppo delle foto: trepidante attesa ormai sostituita dal “tutto e subito”.
La tecnologia avanzata,oltre a facilitare la produzione e diffusione delle foto, ha anche fatto nascere quel pregiato ramo della razza umana, quello dei Bimbiminchia. O dei Selfie.
Chi si autoscattava con la macchina a rullino?