L’alfabeto di Babbo Natale a poche ore dall’apertura dei regali

Mai sentito parlare delle lettere di Tolkien e la mappatura delle forze aree di Stati Uniti e Canada? Ecco tutti i suoi segreti.

ABITO. Babbo Natale veste di rosso, di verde, di blu e in qualche occasione anche di nero. L’abito verde è quello tipico sul versante elfico della leggenda, tra Francia del Nord e Inghilterra. In Russia preferiscono immaginarlo in blu o in azzurro. Quanto al rosso, s’è affermato definitivamente dopo una pubblicità della Coca-Cola del 1931 con i disegni di Haddon Sundblom, ma si erano visti Babbi Natale rossi ben prima e anche nella pubblicità di una bibita gassata (un’altra, nel 1923). I Babbi in nero appartengono invece alla schiera degli avversari di Babbo Natale nelle saghe germaniche che lo vedono in lotta con demoni ed elfi assortiti. Segnalato un Babbo Natale nerovestito nel giardino di Villa Carpena-Mussolini, a Forlì.

BARBA. Bianca e pettinatissima. Il dettaglio che mette d’accordo tutte le versioni di Babbo Natale a cominciare da San Nicola di Bari, vescovo cristiano nel IV secolo a Myra (oggi Demre, in Turchia), accettato universalmente come figura storica di riferimento: rimasto orfano e ricco, prima di farsi prete regalò i suoi averi a tre bambine perché potessero farsi la dote e sposarsi. L’abito vescovile di San Nicola (Santa Klaus) è rosso.

CASA. Tutti vogliono Babbo Natale vicino, forse per essere i primi a ricevere i regali. Così negli Stati Uniti raccontano che vive in Alaska, mentre i canadesi sono convinti che abiti nel nord del loro Paese. L’Europa è abbastanza d’accordo sulle vicinanze della città finlandese di Rovaniemi, in Lapponia, lungo il circolo polare artico. Secondo i norvegesi, invece, vive a Drøbak. Altri domicili segnalati, Dalecarlia, in Svezia, o la Groenlandia. Anche Cesarea, più vicino ai luoghi in cui visse San Nicola.

DONNA. Whoopi Golberg: scelta da Babbo Natale come sostituto, prima donna nel ruolo in Chiamatemi Babbo Natale, film del 2001 diretto da Peter Werner che torna regolarmente in tv nel periodo natalizio. Come Una poltrona per due e La vita è una cosa meravigliosa.
ECCEZIONE. «Il 25 dicembre 1920 J.R.R. Tolkien, l’autore della saga de Il signore degli Anelli, cominciò ad inviare ai propri figli lettere firmate Babbo Natale. Infilate in buste bianche di neve, ornate di disegni e affrancate con francobolli delle Poste Polari, ricche di narrazioni illustrate e poesie, queste lettere continuarono ad arrivare a casa Tolkien per oltre trent’anni, portate dal postino o da altri misteriosi ambasciatori». L’unico caso conosciuto di lettere che abbiano fatto il percorso al contrario.

F-SLEIGH. La slitta veloce – con “propulsione jet” – appena presentata da Jaguar: nel 2015 c’è un regalo anche per Babbo Natale.

GELO. Ded Moroz, ovvero Nonno Gelo, il Babbo russo (e di diverse tradizioni slave). Oltre all’abito blu, si distingue perché la sua slitta è trainata da cavalli, non da renne.

HOH OHO. Il codice postale da usare per scrivere a Babbo Natale in Canada. Si rifà al grido gioioso che annuncia il suo arrivo. Alle lettere rispondono gli impiegati delle Poste: pare si offrano volontari in 13mila, tutti gli anni.

ISLANDA. Il Paese dei ghiacci ha il record dei Babbi Natale grazie ai tredici folletti Jólasveinar. Si chiamano Stekkjastaur, Giljagaur, Stúfur, Þvörusleikir, Pottaskefill, Askasleikir, Hurðaskellir, Skyrjarmur, Bjúgnakrækir, Gluggagægir, Gáttaþefur, Ketkrókur e Kertasníkir.

KAZAKISTAN. Un team di esperti del colosso svedese Sweco (costruzioni e ingegneria ambientale) s’è divertito a cercare il punto migliore del pianeta per la base di Babbo Natale. Hanno scelto il confine tra Kazakistan e Kirghizistan perché partendo da lì si può fare il giro del mondo nel tempo più breve possibile.

LAVORO. Fare il Babbo Natale in un centro commerciale romano, nel 2015, rende duemila euro netti per 11 giorni di lavoro. Lo show più famoso è quello organizzato dalla sede di Macy’s a New York, dove Babbo Natale arriva con tanto di slitta, renne alla testa di una parata natalizia.

MAPPATURA. Le forze aree di Usa e Canada hanno allestito un programma di mappatura del viaggio di Babbo Natale. Tutto è cominciato nel 1955, quando Sears Roebuck, un grande magazzino di Colorado Springs (Usa) distribuì ai bambini il fantomatico numero di telefono di Babbo Natale, spiegando che lo si poteva chiamare il giorno della vigilia. Per un errore sul volantino fu stampato il numero del comando delle forze aeree. Quando i bambini cominciarono a chiamare, l’ufficiale di turno li prese sul serio e annunciò che i radar stavano registrando tracce dei movimenti di Babbo Natale. Oggi il programma è disponibile sui siti dei due comandi aerei.

NOMI. In Albania si mescolano la tradizione di San Nicola (Shën Nikola) con quella slava di Padre Inverno (Babadimri). La cattolica Austria attende Christkind (Gesù bambino). In Belgio e Olanda Santa Klaus diventa Sinterklaas, in Francia e nei paesi francofoni sparsi per il mondo c’è Père Noël. Il Canada onora Santa Claus, che negli Stati Uniti diventa anche un più confidenziale Saint Nick. In Cile i bambini aspettano Viejito Pascuero. In Brasile c’è Papai Noel, in Cina Dun Che Lao Ren, in Giappone Santa Kurousu. Un elenco esaustivo sarebbe sterminato.

OCEANO. Alle Hawaii Babbo Natale arriva in barca e si porta dietro gli abeti. In California, invece, la slitta è sostituita da una tavola da surf.

PAUSA. Per raggiungere tutti i bambini del mondo nell’arco di una notte, Babbo Natale mette in pausa il tempo poco prima di partire. Nel seminterrato del suo laboratorio c’è un orologio apposta, una torre di ingranaggi di legno costruita e tenuta in efficienza dagli elfi.

QUINTALE (abbondante). La stazza di Babbo Natale, che è pur sempre oltre il metro e novanta. È ingrassato vistosamente sul finire degli Anni Venti: prima erano frequenti versioni meno rotonde.

RENNE. Sono nove: Dasher (Saetta), Dancer (Ballerino), Prancer (schianto) Vixen (Guizzo), Comet (Cometa), Cupid (Cupido), Tuono (Donner), Lampo (Blitzer) e Rudolph. Le prime otto sono elencate in A visit from St. Nicholas, il poema del 1823 che ha codificato una sorta di ufficialità di Babbo Natale uscito dalla penna di Clement Clark Moore. L’ultima è stata arruolata d’ufficio sull’onda dell’enorme successo di una canzone scritta da Johnny Marks nel 1949, Rudolph the Red-Nosed Reindeer: precede le altre e illumina il cammino.

SLITTA. Babbo Natale l’ha adottata nel corso dell’Ottocento. Prima preferiva il cavallo o un asinello.

TRECCANI. Così l’Enciclopedia italiana alla voce Natale: «Tra le celebrazioni domestiche e popolari vanno ricordati il ceppo, i fuochi e i falò (sopravvivenze di quelli accesi in antico per il solstizio), il presepio e, derivato dall’Europa centro-settentrionale, l’albero di N. (anch’esso sopravvivenza di riti agrari) che è generalmente un abete, lo scambio di auguri e di regali, doni ai bambini da parte di Babbo N., il vecchio dalla barba bianca, chiamato nei paesi germanici e anglosassoni Santa Claus».

UCRAINA. Nel 2015, per quanto possa sembrare strano, Babbo Natale è stato colpito dalla “decomunistizzazione”. I genitori del distretto scolastico di Ivano-Frankivs’k hanno chiesto che venga escluso dalle feste di fine anno perché lo vedono come retaggio della cultura sovietica, dunque inopportuno, anche alla luce del conflitto tra Kiev e la parte filo-russa del Paese.

VIGILIA. Negli Stati Uniti, la sera della vigilia, i bambini lasciano un bicchiere di latte e dei biscotti per Babbo Natale. In Inghilterra una fetta di torta e un bicchiere di sherry. Chi abita in campagna lascia fuori casa una carota per le renne.

ZERI. Il giro di affari di Babbo Natale ne vanta 12: oltre mille miliardi di dollari secondo la stima di Brand Finance, società londinese specializzata nella valutazione dei marchi. È la più alta mai assegnata dal gruppo.

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