Si rompe un tabù: quello della pubblicità “normale” sui siti a luci rosse. Lo dice Nicola Formichetti, direttore creativo della Diesel, azienda di moda che fa capo a Renzo Rosso. Il pubblicitario ha deciso di lanciare la nuova campagna sui siti a luci rosse più cliccati del mondo. Portali che hanno sulle loro homepage gli spot del brand di abbigliamento. Una scelta di marketing, spiega Formichetti. La decisione della casa di moda farà discutere: si scontreranno opinionisti, giornalisti di costume e società, opinion leader che criticheranno o incoreggeranno la scelta della Diesel. Che risponde prima di tutto ad una logica commerciale. Comunque sia, è una strada tracciata verso un mercato, quello dei siti a luci rosse, che sebbene abbia una regolamentazione precisa è sempre considerato un campo minato dai moralisti. Veri o presunti.
“La maggioranza delle persone visita questi siti web – dice Formichetti – . Ovviamente non è un modo per promuovere le luci rosse sul web: portiamo solo la pubblicità dove il traffico è più alto”. L’idea della Diesel è semplice: sui siti a luci rosse si concentra molto traffico, quantificabile con migliaia di visite. Perché non sfruttare questo flusso sterminato per promuovere i propri prodotti? La logica di marketing direbbe di sì, ma negli anni le aziende hanno sempre tentennato nel rivolgere le loro campagne di comunicazione in questi siti. Temevano giudizi, critiche, magari penalizzazioni in termini di ritorno di immagine. Bene, la Diesel adesso mette tutti al palo e va da sola.
L’annuncio della nuova campagna pubblicitaria del gruppo di Bassano del Grappa è stato dato a Londra, nel corso di una festa per lanciare la nuova collezione. “Questa è una cosa molto Diesel”, ha detto Rosso che ha dato immediatamente il via libera al progetto. E pazienza se qualcuno storcerà il naso, il gruppo di moda di Rosso crede nell’iniziativa. E siamo sicuri che forti di questo “ariete” virtuale di nome Diesel, adesso altri marchi punteranno sui siti a luci rossi per promuovere i loro prodotti. Certo, in teoria il pubblico raggiunto potrebbe non comprendere i minori di 18 anni e quindi meno potenziali visualizzazioni. Ma sappiamo che nella sostanza così non è: sui siti a luci rosse ci vanno tutti, soprattutto i minorenni a caccia di emozioni forti. Complice lo scarso controllo a monte che si può fare sull’accesso virtuale ai portali, demandato a una semplice dichiarazione di maggiore età. Che spesso viene aggirata.