Dimmi che posizione assumi, ti dirò chi sei. Come ci si pone rispetto all’ambiente circostante rivela molto di noi.
In ufficio, a lavoro, al cinema, le distanze interpersonali e ambientali che crei automaticamente sono un meccanismo calibrato dal tuo bisogno di sentirti a tuo agio.
Proviamo a fare un esempio con il comportamento di un animale. Quando una specie si sente minacciata da una presenza anomala, assume una distanza di sicurezza: per un’antilope è di mezzo chilometro, per una lucertola meno di due metri.
Anche l’uomo utilizza questa tecnica. Quando entriamo in un treno, abbiamo la tendenza a cercare lo scompartimento più sgombero e un posto che non abbia quello accanto già occupato.
Si chiama “spazio vitale” e ha un raggio di 70 centimetri.
Possiamo distinguere quattro diverse distanze, scopriamole nel dettaglio.
La prima è la distanza pubblica che va dai 2 metri in poi. È la capacità di farsi percepire e avvertire gli altri come parte integrante dell’ambiente.
La seconda distanza è la distanza sociale che va dai 120 cm fino ai 2 metri. Si tratta di uno spazio adottato nei rapporti formali, quindi coi commercianti, con gli impiegati d’ufficio o con dei professionisti.
La terza distanza è la distanza personale dai 45 ai 70 cm. Questo intervallo lo adottiamo quando siamo accanto ai nostri amici o a una persona per cui proviamo attrazione.
L’ultima distanza è la distanza intima che va da 0 a 45 cm. In questo caso, ci riferiamo allo spazio dei rapporti intimi, tra partner, che sconfina nel contatto fisico.