Radici
La forza delle radici. È il corollario del complesso del meridionale di cui sopra.
Zalone e il suo fido Nunziante sono rimasti a Bari, senza trasferirsi nelle capitali dell’industria cinematografica italiana.
Né Roma né Milano: perché i due hanno bisogno di quel cordone ombelicale con la propria terra per restare creativi a modo loro. Senza sottostare alle regole e ai compromessi contro i quali sbatterebbero il grugno una volta arrivati nei centri del potere.
Perciò per Zalone è perfetto un produttore sui generis come Valsecchi, che è potente ma non piace troppo all’establishment che distribuisce patenti di autorialità e premi (con la sua TaoDue realizza tutte quelle serie tv che nei salotti buoni fanno inorridire).
Quindi Zalone se ne resta a casa: e in Quo vado? fa pure recitare altre due generazioni di pugliesi, incarnate da Lino Banfi e Maurizio Micheli.
Per pagare con onestà un debito di riconoscenza e per esplicitare orgogliosamente una fiera alterità glocal, che riesce ad essere universale perché ostinatamente radicata.