Checco Zalone, le cinque ragioni del trionfo

Ecumenismo
Zalone è scaltro e dà un colpo al cerchio e uno alla botte.

Snocciola tutti i difetti impresentabili degli italiani e in Quo vado? li bacchetta mandandoli in Norvegia per un corso accelerato di civiltà.

Poi però gli dà lo zuccherino, ne blandisce l’insopprimibile orgoglio ricordando che certe cose le sanno fare solo loro, come quando Checco va a mangiare delle orrende fettuccine preparate da un cuoco norvegese e, inviperito, smonta l’insegna “ristorante italiano” di cui lo chef nordico si fregia indegnamente. Noi italiani ci andiamo a nozze con questi piccoli dettagli d’autocompiacimento. 

Come ha detto benissimo Mario Sesti, Zalone “è la democrazia cristiana che si fa cinema comico”, che mentre ci critica ci alliscia il pelo. Ma la ragione di questo comportamento ambivalente è forse anche un’altra, che affonda nel dna degli italiani del Sud.

I quali tra di loro possono dire le più atroci nefandezze sul meridione, ma guai se uno “straniero”, vale a dire uno da Roma in su, si permette una nota di biasimo.

Il pugliese Zalone fa un po’ la stessa cosa: nei suoi film lui può dircene di tutti i colori, ma non appena si profila qualcuno a farci la morale sulla nostra inciviltà, riemerge lo sciovinismo difensivo del meridionale, che inorgoglisce uno spettatore che “non si sente italiano, ma per fortuna o purtroppo lo è”. Perché pur con tutti i nostri difetti, “siamo una squadra fortissimi”.

CONTINUA A LEGGERE L’ARTICOLO

Lascia un commento