Charles Bukowski

Charles Bukowski

è stato un poeta e uno scrittore statunitense di orgini tedesche, nato nel 1920 e morto nel 1994. Ha scritto ben sei romanzi, centinaia di racconti e migliaia di poesie, per un totale di oltre sessanta libri.
Il contenuto è spesso autobiografico e i temi spaziano dal suo rapporto con l’alcool alle sue numerose esperienze sessuali o ai suoi rapporti complessi con le altre persone. Un pò solitario, un pò misantropo, un pò poeta maledetto, Bukowski è un artista adatto a pochi. Recentemente è stato visto dalla massa facebookiana come “quello che scrive frasi da condividere”, frase che fa rivoltare i veri appassionati di questo autore. E’ famoso per la sua spregiudicatezza nella descrizioni, per la sua sfacciataggine, il suo sdegno nei confronti delle persone. Se proprio dovessimo farlo appartenere a una corrente letteraria, rientrerebbe sicuramente in quella del “realismo sporco”: non si fa alcuno scrupolo a descrivere parti del corpo femminili, performance sessuali finite male. Anzi, tutto il contrario. Esagera con i dettagli. Bukowski è solo per i duri, è per chi come lui non ha paura della realtà ma la guarda in faccia con aria di sfida. Oggi ci sentiamo di omaggiarlo con alcune delle sue frasi più significative, da portare nel cuore ( non solo sullo statofacebook! ).

 

 

bukowski

Io l’amavo, amavo lei e i suoi capricci, il suo viso, la sua voce da puttana innocente. Succedeva sempre così, potevo scappare e riempirmi la vita di sogni ma quando lei non c’era, quando lei smetteva di sfiorarmi, cazzo….quando lei non mi sfiorava più, io sfiorivo.

 

 

Ordinai un altro giro di drink. Alzò il bicchiere e mi fissò mentre beveva un sorso. Aveva gli occhi blu e quel blu mi entrò nel profondo e lì restò. Ero ipnotizzato. Uscii da me stesso e mi tuffai in quel blu.

 

 

 

Potrei anche dire che l’amore è come l’alcool. Lo provi una volta, ti fa girare la testa, ne vuoi ancora e ancora. Ti fa sentire male, tanto male che dirai di non voler provare mai più. Ma poi, al prossimo bicchiere ci ricascherai. E non dirai di no.

 

 

Ero dotato, sono dotato. A volte mi guardo le mani e mi rendo conto che sarei potuto diventare un grande pianista o qualcosa del genere. Ma che cos’ hanno fatto, le mie mani? Mi hanno grattato le palle, hanno scritto assegni, hanno allacciato le scarpe, hanno tirato la catena del water ecc. Ho sprecato le mani. E la testa.

 

 

L’ amore ti faceva male. Il sesso era più semplice,ma dovevi sdoppiarti, non portare con te quell’altro te stesso che era docile e fragile, dolce, insicuro. Col sesso potevi giocarci e fregartene. Col cuore no. Presto o tardi l avresti rotto. Ma saresti cresciuto. Avresti imparato ad essere un uomo.

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, PSDM

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