Se n’è andato un gigante del podio. Kurt Masur, direttore d’orchestra tedesco morto all’età di 88 anni, lo era in tutti i sensi, con il suo metro e 90 di altezza. Affetto da tempo dal morbo di Parkinson, si è spento a Greenwich, in Connecticut. Appartenente alla grande tradizione centroeuropea, consolidò la sua fama restituendo lustro alla New York Philharmonic Orchestra, che ora ne dà l’annuncio del decesso. Masur era nato il 18 luglio 1927 in Slesia, a Brieg, l’attuale Brzeg polacca. Dopo studi a Breslavia, si era perfezionato a Lipsia. E dell’orchestra del Gewandhaus della città della Germania Orientale fu nominato Kappelmeister nel 1970, ruolo ricoperto per 26 anni. Per questo suo ancoraggio al mondo dell’Est, sollevò non poco stupore la sua chiamata a New York, compagine tra le più celebrate al mondo, ma considerata in decadenza dopo le due non fortunate direzioni di Pierre Boulez e Zubin Mehta, succeduti a un mostro sacro come Leonard Bernstein. Masur fece il miracolo e riportò la New York Philharmonic Orchestra a livelli di prestigio assoluto. Un sodalizio durato undici anni e celebrato nel nome del grande sinfonismo ottocentesco – Beethoven, Mendelssohn, Brahms, Bruckner, Mahler gli autori prediletti – e della valorizzazione della musica americana, con esecuzioni di lavori di John Adams e Aaron Copland. Una curiosità: tra gli autori eseguiti da Masur sul podio newyorkese anche John Corigliano, figlio dell’ex primo violino dell’orchestra John Senior, di origine italiana. Intenso anche il rapporto di Masur con l’Italia. I suoi primi concerti per ‘La Fenice’ di Venezia, nel 1966 e 1967. Gli spettatori della Rai hanno potuto apprezzarlo sul podio del concerto del Capodanno 2006, trasmesso da RaiUno proprio dal teatro della città lagunare. Tra le sue incisioni, molto Beethoven, con il ciclo delle nove Sinfonie registrato nel 1993 con la Gewandhausorchester.